Home Economia La globalizzazione è fallimentare

La globalizzazione è fallimentare

300

Per capire come si è originato il sistema economico attuale, che fondamentalmente permette enormi trasferimenti di ricchezza tra soggetti privati, concentrando il potere nelle mani di sempre meno individui, bisogna aver chiaro quali sono le condizioni di base che hanno permesso al sistema stesso di svilupparsi nel tempo.

Il sistema economico odierno, basato su una scellerata globalizzazione, deregolamentazione  e sull’espansione del debito attraverso il prestito bancario,  ha dimostrato di non essere in grado di mantenere un percorso di crescita stabile nel tempo.

“Non si può essere contro la globalizzazione, perché si è nella globalizzazione “.

Così esordì, il Prof. Giacinto Auriti durante una conferenza svoltasi a Perugia il 10 marzo 2001.

Benché studioso della moneta e convinto assertore del necessario ritorno degli stati sovrani ad una piena forma di  Sovranità Monetaria, egli volle esordire in questo convegno dibattendo della globalizzazione.

Secondo Auriti,  la globalizzazione attuale non è nulla più che un Commonwealth ampliato su scala planetaria, con il medesimo meccanismo di funzionamento mirante alla creazione illimitata di debitori verso il sistema bancario (di fatto uno schema Ponzi).

Il sistema economico basato sulla globalizzazione, ha di fatto creato le premesse perché si generasse una crescita disorganica nel mondo, venendo meno anche ai più semplici e basilari concetti economici risalenti a David Ricardo ed Adam Smith, ripresi  anche da Dexter White e J.M. Keynes nella metà del secolo scorso. Secondo questi economisti, una crescita organica dell’economia era possibile solo laddove non si fossero creati cronici deficit o surplus verso l’estero;  raccomandavano infatti, che se un Paese avesse importato per 100 avrebbe anche dovuto esportare per 100.Questo sistema  di sviluppo aveva funzionato per circa 200 anni, durante i quali il commercio si era sviluppato in modo equilibrato; si esportava quanto s’importava dall’estero.

Nel 1944 si prepararono a Bretton Woods le basi del nuovo ordine mondiale che avrebbe seguito la fine della guerra. Morgenthau e  Dexter White (rappresentanti degli Stati Uniti) riuscirono a mettere in minoranza  Keynes (che rappresentava l’Inghilterra) imponendo alla conferenza sulla riforma monetaria, il diktat per cui il dollaro sarebbe stato considerato equivalente all’oro in termini di pagamenti internazionali e gli USA, si impegnavano a scambiare su richiesta, i dollari accumulati da altre Banche Centrali con oro, a 35 dollari l’oncia.

Questo era uno schema prima o poi destinato al fallimento, che puntualmente arrivò.

Infatti, il 16 agosto 1971 gli USA diedero default sulla loro promessa di pagare in oro e Nixon dichiarò che si sarebbe trattato di una sospensione temporanea.

Da quel momento in poi il mondo entrò nell’era della globalizzazione: fiumi di moneta fiat finanziarono crescenti deficit esteri e delle partite correnti.

Di fatto il mondo è cambiato quel 16 Agosto del 1971, ma nessuno pare essersene accorto.

Fino agli anni ’70 per secoli, il commercio mondiale tra paesi industriali (e non) era consistito in uno scambio di merci e beni; l’oro veniva usato solo per compensare degli squilibri transitori della bilancia dei pagamenti . Da quel momento in poi non fu più così : le merci non venivano più pagate con altre merci;  nel commercio internazionale, i beni importati venivano pagati con altri beni più moneta fiat, creata al bisogno dal sistema bancario attraverso il prestito ad interesse.

Dal 1971  in poi si videro gli effetti della moneta-debito come moneta mondiale. Beni a buon mercato dai paesi sottosviluppati inondarono le economia occidentali senza corrispondenti acquisti di beni da parte dei paesi asiatici ed in via di sviluppo. Intere industrie cominciarono a delocalizzare dai paesi occidentali verso i paesi sottosviluppati, i quali godettero di un boom guidato da esportazioni.

La de-industrializzazione dell’Occidente è iniziata sotto la Globalizzazione compensata con un boom del credito bancario al settore privato che facilitava il consumo, la speculazione e non la produzione. La produzione di beni in Occidente diventava progressivamente non più economica all’interno dello schema della Globalizzazione, in cui la competizione sul prezzo imponeva costi di produzione sempre più bassi.  I salari e i redditi reali in Occidente cominciarono a stagnare o declinare, ma il declino fu compensato dall’accesso facile al credito per le masse e dall’emancipazione della donna, che trasformò le famiglie in entità con due persone che andavano al lavoro, mascherando così il declino del reddito reale del singolo lavoratore.

Tutto questo, giova ricordarlo, è accaduto ed accade ancora oggi perché il sistema economico ha poggiato le proprie basi su di una moneta creata per il 93% dalle banche commerciali. Ancora adesso, dopo 40 anni, non si sente quasi nessuno riconoscere questo fatto fondamentale.

La prosperità apparente dei paesi occidentali è stata sostenuta dagli anni ’70 dall’esplosione del debito e l’UE ha favorito questa follia. Questo modello di vita sta oggi  collassando perché è diventato impossibile espandere ancora di più il debito. La Cina ed in generale i paesi in via di sviluppo, non sono in una posizione  migliore poiché la loro prosperità dipende ancora oggi, in larga misura, dall’espansione del debito in occidente, che permette loro di vendere le merci prodotte.

La moneta debito ( credito bancario ) ha cambiato il naturale stile di vita dell’umanità, imponendo modelli sociali che nel giro di due generazioni hanno completamente trasformato la percezione della famiglia quale perno della società;  hanno indotto la  subalternità del desiderio di avere figli al proprio istinto egoista, il relativismo imperante come insegnamento di vita secondo cui tutto sembra lecito e  slegato da qualsiasi morale ed etica comune, arrivando a concepire una società in cui ogni desiderio diventa automaticamente un diritto.

Questa distruzione valoriale ed etica, è molto peggiore delle distruzioni causate da una guerra. Questo è dove siamo oggi.

La teoria (SBAGLIATA) alla base del WTO propagandata come la soluzione migliore per uno sviluppo economico globale, con il “free market” che avrebbe consentito a tutti i paesi del mondo di poter competere senza limitazioni nella creazione di beni e servizi, nella circolazione delle idee, dei capitali e della manodopera, realizzando un unico immenso bazar in cui tutti sarebbero stati meglio, è stata fallimentare.

Solo balle!! Frottole!! Imbastite ad arte per abbindolare le masse, raccontate dai politici, giornalisti, economisti così tante e tante volte da diventar vere alle orecchie di chi le ascolta.

Il presupposto di voler integrare in un solo sistema economico l’Europa con l’Asia, con l’Africa, con il Medio Oriente, sia in termini di lavoratori che di merci, è quanto di più sbagliato la mente umana potesse arrivare a concepire. Oggi, solo oggi, ci accorgiamo in Italia, in Europa, che questa globalizzazione commerciale, migratoria ed economica è assolutamente negativa.

La globalizzazione ha allontanato l’uomo dalla sua componente spirituale, rendendolo succube di comportamenti sociali sempre più egoistici, nichilisti e relativisti che hanno distrutto i valori fondanti della società civile e della famiglia.

Tutto ciò è stato possibile attraverso un sistema bancario e monetario complice, che con l’erogazione del credito ha indebitato stati, privati ed aziende, compensando la reale perdita di posti di lavoro nell’occidente industrializzato .

Siamo stati trasformati, nel volgere di appena qualche decennio e quasi senza accorgercene, da produttori a consumatori, da uomini liberi a schiavi di un sistema predatorio che tende ad appropriarsi della ricchezza prodotta dal lavoro.

Il sistema attuale è dunque in buona sostanza un modello di sfruttamento e di sottomissione su scala planetaria; si è schiavi del lavoro, laddove la manodopera viene sfruttata e vessata in modo ignobile, schiavi della finanza e del sistema bancario nelle economie sviluppate, dove la crescita del debito ha sempre più ridotto il reddito di ampie fasce di popolazione, creando sacche di povertà e miseria crescenti.

© Stefano Di Francesco