Abbiamo molto apprezzato l’articolo pubblicato su La Verità del 18 febbraio 2023 e firmato da Fabio Dragoni, perché ha centrato perfettamente il problema che ha costretto il Ministro dell’Economia Giorgetti alla “scelta dolorosa” di decretare il blocco della circolazione dei crediti fiscali nel futuro, in questo riuscendo a fare meglio del Governo Draghi, che aveva cercato di limitare la circolazione senza peraltro riuscirci.
Il problema non è l’efficacia della misura, che “ha infatti contribuito alla vigorosa crescita nel biennio 2021-2022”. Non è neanche “volontà di mostrarsi ligi agli occhi dell’Unione Europea sulla tenuta dei conti pubblici”, visto che l’Unione Europea ha approvato il Superbonus per tre anni consecutivi lodando l’Italia.
“Per quanto funzionale ed efficace questa misura sia stata, una motivazione chiara c’è. È un banale problema di cassa” conclude Fabio Dragoni analizzando le disponibilità in cassa nelle casse del Tesoro, che ora languono perché “tutti i governi italiani hanno beneficiato del magico rinforzino della BCE” ma “non il Governo Meloni che nei suoi primi cinque mesi di governo non ha beneficiato di alcun supporto”.
“Non è un problema di criteri contabili Eurostat o di parametri da rispettare” rivela una fonte vicina al Ministero dell’Economia. “E’ proprio un problema di cassa. Questa misura non è oggi sostenibile”. Lo era in passato con la BCE che stampava moneta. Non ora.
A riprova che non è un problema di criteri contabili Eurostat o di parametri da rispettare, ci sono anche le dichiarazioni di Luca Ascoli, Direttore delle statistiche sulle finanze pubbliche di Eurostat, durante l’audizione in Commissione Finanze della Camera dei Deputati il 14 febbraio 2023:
“Non vi è stato fino ad ora nessun impatto sul debito, né vi sarà, se le cose rimangono così, … l’impatto sul deficit dello Stato a lungo termine è esattamente lo stesso, sia se il credito fiscale sia pagabile, sia che sia non pagabile. Quello che cambia è semplicemente il momento in cui vi sarà un impatto, non l’ammontare finale del costo della misura”.
A questo punto vorremmo concentrarci sul cuore del vero problema sollevato da Fabio Dragoni, tenendo ben separati nel Superbonus due questioni:
– la percentuale di agevolazione concessa, che esiste dal 1997, quando la Legge 449/1997 l’ha fissata al 36%, poi passata negli anni successivi al 50%, 65%, 75%, 85%, 90% fino al 110% del Decreto Legge n.34/2020. La misura è sempre stata “funzionale ed efficace” perché si è scoperto che si ripagava da sola, per questo le percentuali sono sempre aumentate;
– la cedibilità del credito d’imposta, che invece è una novità del Superbonus, anche se in realtà già negli anni precedenti si era introdotto lo sconto in fattura e la cessione ai fornitori, ma non alle banche.
Il Governo non ha tolto il Superbonus 110%, che sarà ridotto al 70%, ha solo cancellato uno strumento di scambio fondamentale, il credito d’imposta cedibile, che in realtà potrebbe essere utilizzato proprio per risolvere i problemi di cassa che sono il vero problema dello Stato. Vediamo come.
Lo Stato può creare un credito d’imposta cedibile a tutti infinite volte, utilizzabile per ridurre qualsiasi debito fiscale dopo soli due/tre anni, ma riportabile negli anni successivi senza scadenza. Questo strumento fiscale è previsto da Eurostat, tanto che ne analizza il trattamento contabile sostenendo che debba essere considerato un credito d’imposta “pagabile” che non aumenta il debito pubblico ma solo il deficit. E il deficit non è un problema, visto che il mancato gettito arriverà non prima dei due anni.
A questo punto però, lo Stato ha a disposizione un vero e proprio strumento di scambio, che può circolare liberamente senza alcun limite, che può risolvere il problema dei crediti incagliati e può essere utilizzato non per ristrutturare le case ai privati, ma per costruire ospedali, scuole, strade, ecc…, risolvendo definitivamente il problema di cassa.
La Francia stampa ancora il Franco Africano CFA per le sue colonie, la Germania stampa moneta con le sue banche pubbliche e fa circolare ancora il marco, possibile che l’Italia, dopo aver inventato le banche nel 1300, abbia ancora problemi di cassa?
Come diceva Ezra Pound: “Dire che uno Stato non ha i soldi per costruire un ospedale, è come dire che un ingegnere non ha i chilometri per costruire le strade”.
Non ci sembra francamente possibile nel 2023.
di Carlo Freccero e Fabio Conditi