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Non ci restano che il Padreterno e Fabio Conditi

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Premessa di Fabio Conditi

Quando Giovanni mi ha mandato l’articolo, ho pensato subito che esagerava e che non potevo pubblicarlo così, con un accostamento così assurdo tra me e il Padreterno. Ma considero Giovanni quasi un fratello, spesso ci definiamo “gemelli separati alla nascita” che si sono incontrati e riconosciuti in tarda età. Siamo legami da una profonda e spesso incomprensibile assonanza, resa ancor più improbabile dalla sua fede religiosa che contrasta con il mio razionale ateismo. Però con lui ho imparato che se una cosa che scrive non riesco a comprenderla o non la condivido, spesso e volentieri sono io che sbaglio. Quindi ho deciso di pubblicare comunque il suo articolo, perchè “credo” che in questo momento possa essere utile, anche se non ne capisco ancora la ragione. Ma la fede è più forte della ragione.

Un piccola spiegazione per comprendere l’immagine iniziale, che rappresenta l’atto con cui il Padreterno forgia la vita in Adamo, nello splendido dipinto di Michelangelo nella Cappella Sistina. La particolarità più importante è che il Padreterno è circondato, secondo la tradizione iconografica, da un gruppo d’angeli, ma al posto degli stereotipati serafini e cherubini, Michelangelo rappresentò gli angeli con figure reali, più simili agli umani. Inoltre il gruppo divino è inserito in un grande manto rossastro, gonfio di vento, che abbraccia il Padreterno e gli angeli con una curva dinamica, che per alcuni studiosi ricorda la forma di un cervello umano, come quello che si legge in sovrapposizione.

La creazione come frutto di una intelligenza collettiva, che a questo punto non ha limiti nella possibilità di decidere il proprio futuro.

Articolo di Giovanni Lazzaretti su Taglio Laser, Centro Culturale il Faro, 6 marzo 2020

Didattica del Coronavirus

Ricordavo la scorsa settimana che il Coronavirus ha evidenziato in modo smaccato l’assurdità del rapporto Debito/PIL che, assieme al rapporto Deficit/PIL, da più di 20 anni tiene in gabbia le nostre vite.

Già è assurdo che il PIL misuri alcunché, visto che ciò che importa per il Paese non è QUANTO è cresciuto il PIL, ma PER QUALI AMBITI DELLA SOCIETA’ E PER QUALI CATEGORIE DI PERSONE è cresciuto il PIL.

Comunque teniamoci il PIL, visto che per ora non c’è altro.

La didattica del Coronavirus ci spiega che (1) per fermare il contagio devi paralizzare l’economia e quindi deprimere il PIL (2) per proteggere poi famiglie e imprese dal crollo del PIL devi fare del deficit (3) il deficit diventerà debito, enfatizzato dagli interessi passivi.

E’ una spirale dalla quale non si esce.

E non si esce non per buona o cattiva volontà, ma perché il mondo e l’Europa sono costruiti da 30/40 anni sulla logica neoliberista.

Credo che, alla luce del Coronavirus, sia necessaria una ripassata generale.

Ripasso: moneta sbagliata, keynesismo, neoliberismo

Noi viviamo da secoli in un mondo di “moneta sbagliata”: è la moneta-debito, costruita in modo da generare alla sua nascita un debito istantaneo di importo superiore alla moneta emessa, creando quindi debito inestinguibile e flusso permanente di moneta dal povero al ricco, dal lavoratore al redditiere, dall’economia reale alla finanza, grazie agli interessi.

Compito della nOmismatica è individuare i gangli vitali del sistema nei quali si deve intervenire per creare un po’ alla volta una moneta di popolo libera dal debito.

Ma, anche accantonando per un attimo la nOmismatica, di fronte alla realtà della “moneta sbagliata” ci sono due approcci possibili:

  1. proteggere il povero e il lavoratore dagli effetti perversi della moneta-debito (logica tendenzialmente neokeynesiana) oppure
  2. proteggere il capitale mutuatario e il redditiere che lo possiede (logica tendenzialmente neoliberista).

La parola “tendenzialmente” è essenziale, perché esistono ovviamente nel mondo dei sistemi misti, strutturali oppure attivati per periodi di tempo.

La protezione del povero e del lavoratore può avvenire, ovviamente, solo con interventi statali.

La logica neoliberista aborrisce invece l’intervento statale, a favore di un mercato che regola se stesso.

Il neoliberismo ha poi la sua variante in zona UE: l’ordoliberismo che, secondo la felice espressione di Antonio Socci, «è il liberismo che si è accorto che non basta che il mercato regoli se stesso, ma c’è bisogno che lo Stato gli apparecchi la tavola».

La “apparecchiatura della tavola” è costituita dal rapporto Debito/PIL, dal rapporto Deficit/PIL, e ora anche dal Fiscal Compact.

Il tutto serve a dire: «Stato, tu devi garantire e non intervenire». Uscendo dalla lingua di legno degli euroburocrati, la frase significa: «Stato, tu devi garantire (il redditiere) e non intervenire (per il povero e per il lavoratore)».

L’esito del liberismo

L’esito del liberismo è sapientemente descritto in questi passaggi.

«Ciò che ferisce gli occhi è che ai nostri tempi non vi è solo concentrazione della ricchezza, ma l’accumularsi altresì di una potenza enorme, di una dispotica padronanza dell’economia in mano di pochi, e questi sovente neppure proprietari, ma solo depositari e amministratori del capitale, di cui essi però dispongono a loro grado e piacimento».

«Questo potere diviene più che mai dispotico in quelli che, tenendo in pugno il danaro, la fanno da padroni; onde sono in qualche modo i distributori del sangue stesso, di cui vive l’organismo economico, e hanno in mano, per così dire, l’anima dell’economia, sicché nessuno, contro la loro volontà, potrebbe nemmeno respirare».

Potrebbero essere testi tratti dalle diapositive anno 2020 di Fabio Conditi, fermento instancabile della nOmismatica in Italia.

In realtà sono passaggi della Quadragesimo Anno di Pio XI, anno 1931.

L’esito del liberismo è sempre quello, allora come oggi.

Dopo il tragico quadro descritto da Pio XI, inizia la quiete: il liberismo in Italia finisce tra parentesi.

Prima le iniziative di Mussolini con la creazione e il rafforzamento di una serie di istituti a favore dei poveri e dei lavoratori, e con la legge di separazione bancaria.

Poi, dopo la tragedia della guerra che fa perdere tutto a poveri e lavoratori, una Costituzione tendenzialmente keynesiana che consente ai governi a guida democristiana di risollevare il paese e di creare il “trentennio d’oro”.

Trentennio che sintetizzo sempre in una breve formula: «Al mio paese nel 1970 un operaio monoreddito con 2 figli comprava 100 mq di casa coi soldi suoi e senza debiti». O con debiti contratti con gli amici.

E ancora nel 1980, quando già la “puzza di mutuo” cominciava ad aleggiare, il mio primo stipendio in una micro-ditta era 800.000 lire a fronte di un affitto di 90.000 lire.

Nel 1981 Ciampi e Andreatta (pace all’anima loro) consegnano il debito italiano in mano ai mercati: è questa la “madre di tutte le liberalizzazioni”, che fa ripartire il neoliberismo in Italia. Gli esiti li abbiamo tutti sotto gli occhi.

L’occasione del Coronavirus

Fabio Conditi martella insistentemente su alcuni personaggi del Governo per attivare ORA il treppiede necessario per reggere la baracca. La “cura da cavallo” auspicata da Conte non potrà che passare di lì.

comedonchisciotte controinformazione alternativa carta di credito

  1. Sistema di banche pubbliche, delle quali MCC Medio Credito Centrale (proprietà del MEF attraverso Invitalia) è l’embrione. Ogni banca in crisi (e ce ne saranno a iosa dopo il caso della Popolare di Bari) dovrà essere acquistata e diventare patrimonio pubblico. Questo consentirebbe l’accesso ai prestiti BCE, l’aumento del credito a famiglie e imprese, e l’acquisto di Titoli di Stato all’interno dell’Italia.
  2. Conti di Risparmio elettronici per garantire capitale e rendimento dei risparmi italiani, ma anche per essere utilizzati facilmente come strumento di scambio. Sono la trasformazione naturale e moderna degli obsoleti BOT e BTP nati 50 anni fa. Risparmio, finanziamento dello Stato e AL CONTEMPO mezzo di scambio: senza scadenza, se non la volontà di prelevare, e con un tasso deciso dallo Stato e non dai mercati.
  3. SIRE, una moneta fiscale elettronica per la spesa degli italiani, senza aumentare il debito pubblico perché è una sorta di credito d’imposta che scatta dopo due anni, ma può essere utilizzata DA SUBITO come strumento di scambio.

Tre semplici soluzioni, Banche Pubbliche + SIRE + Conti di Risparmio: un treppiede perfettamente integrato su una piattaforma elettronica unica e con una carta unica.

Perché il Coronavirus è l’occasione d’oro? Perché è impossibile risolvere la situazione con le logiche del neoliberismo, l’utero che partorisce tutte le crisi e non sa risolverne nemmeno una.

Nelle crisi gestite dal neoliberismo gli unici che guadagnano sono i redditieri, o il fisco tedesco che guadagnò sulla crisi greca.

Preghiere

La scienza non può fermare oggi il Coronavirus. Potrà farlo in futuro. Può contenerlo grazie alla forza e all’abnegazione di molti sanitari (penso all’amica dottoressa Chiara Atzori all’Ospedale Sacco), ma non certo per la forza delle strutture, che non potrebbero mai reggere a una pandemia, essendo state concepite col metodo neoliberista della “migliore allocazione delle risorse”.

Insomma non abbiamo margine di manovra: se il Coronavirus dovesse esplodere, dovremo solo augurarci di ammalarci in modo leggero. E attivarci ai primi sintomi coi vecchi suffumigi.

Devono per forza trasformare l’Italia in un immenso lazzaretto, per consentire che ci ammaliamo pochi per volta. Lazzaretto che ci farà morire lentamente di solitudine, di tristezza, di inedia e di povertà. A meno che…

A meno che tutto il popolo si metta a pregare costantemente il Padreterno perché ci liberi dal flagello. Non secondo il suo decorso naturale, ma subito.

«Deus, in adiutorium meum intende. Domine, ad adiuvandum me, festina». «A peste, fame, et bello, libera nos Domine! A flagello terrae motus, libera nos Domine! Te rogamus. Audi nos Domine», o una qualche versione in italiano. Si può anche aggiungere «A neoliberismo, libera nos Domine».

E poi aggiungere la preghiera al Padreterno perché aiuti Fabio Conditi a dare la semplice luce della moneta di popolo alle teste che stanno al governo: dove ci sono molte zucche di cemento, ma dove ci sono anche menti aperte e ricettive.

Fabio Conditi non crede alla preghiera al Padreterno, ma crede nell’efficacia di un insieme di persone che volgono la mente a una richiesta comune. Lo crediamo anche noi, si chiama preghiera comunitaria.

Quindi, amici:

  • preghiera al Padreterno per la fine rapida del morbo.
  • preghiera al Padreterno per Fabio Conditi perché trovi la chiave giusta per aprire le menti governative: non tra un anno o un mese, ma quando li incontrerà tra pochi giorni.

Col Coronavirus il neoliberismo ha rivelato il suo fallimento: c’è, oggi più che mai, margine di manovra.

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Giovanni Lazzaretti nato nel 1955, sposato con Angela, padre di tre figli, nonno di 3 nipoti. Programmatore gestionale, pensionato. Fa il volontario contabile per la sua Parrocchia e per la Scuola Materna. Co-fondatore e segretario amministrativo del Circolo Culturale “J. Maritain”. Ha seguito personalmente per il Circolo Maritain la realizzazione di 214 conferenze con 153 relatori, incontrandoli tutti a cena e rendendosi conto dei loro pregi e anche dei loro “buchi” a livello divulgativo. Il “buco” monetario gli è apparso il più diffuso e su questo, da 22 anni, si è impegnato a studiare ed approfondire. Pubblica settimanalmente dall’estate 2015 la rubrica Taglio Laser su giornali locali, sul sito del Centro Culturale il Faro e, per due anni, sul giornale diocesano di Trieste. Ha effettuato 12 conferenze di nOmismatica, 3 cenacoli nOmismatici, 3 conferenze radio, 2 interventi TV, 33 conferenze su varie tematiche.