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Perché dire NO agli aiuti dell’Unione Europea

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La Ue vuole aiutarci. In tanti modi, attivando una infinità di programmi, opzioni che hanno però tutte in comune lo stesso virus: sono tutte DEBITO.

Agli stati nazionali invece, nel mezzo di quella che è la più profonda crisi della storia degli ultimi 100 anni, serve moneta. Non debito.

Il pacchetto condiviso dall’Eurogruppo per rispondere alle conseguenze del Covid-19 è, per l’Italia, una trappola: la trappola si chiama Mes. Implica un lento soffocamento della nostra economia per via delle condizionalità che richiederanno sacrifici sul fronte del lavoro e della domanda interna. Va bloccato dal Parlamento e dal presidente del Consiglio al vertice europeo del 23 aprile.

Lo sviluppo lento e complesso dei negoziati ha un solo scopo: coprire la trappola e distrarre l’opinione pubblica attraverso una campagna propagandistica fasulla, ridicola e francamente insopportabile su trilioni di euro di stanziamenti inesistenti e su una solidarietà fiscale che nei Trattati UE non c’è e non ci sarà mai.

Gli strumenti che la UE propone sono:

  1. il “SURE”, il fondo “fino a” 100 miliardi di euro annunciato dalla Commissione europea per il sostegno al reddito di lavoratrici e lavoratori disoccupati;
  2. il programma di garanzie alle imprese alimentato dalla Banca europea per gli investimenti (BEI);ovvero ciò che ordinariamente la BEI realizza nel rispetto delle sue funzioni;
  3. l’adattamento del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES).
  4. I “Recovery Fund”, una formula naif per alludere ai famosi Eurobonds o a qualsivoglia denominazione di uno strumento comune di debito;
  5. Pandemic Emergency Purchase Programme (PEPP) della BCE, che avrà una dotazione finanziaria complessiva di 750 miliardi di euro.

1. Il SURE è un grande bluff. Perché? In primo luogo, è ad adesione volontaria e viene avviato soltanto dopo che tutti gli Stati dell’Unione europea hanno aderito. È un prestito, quindi debito pubblico aggiuntivo, da ripagare. In second’ordine, per attivarlo ciascuno Stato dell’UE deve apportare garanzie irrevocabili, liquide e immediatamente esigibili affinché la Commissione possa emettere sul mercato i titoli necessari a raccogliere le risorse da prestare agli Stati in difficoltà. L’astuta terminologia “fino a 100” miliardi nasconde, come al solito, la verità ovvero la possibilità di arrivare a un ammontare di risorse disponibili decisamente inferiore, poiché dipendente dalle garanzie volontariamente messe a disposizione da ciascuno degli Stati UE e dai limiti annui di impegno contenuti nelle norme istitutive. In sintesi, per avere a disposizione 100 miliardi da distribuire tra tutti gli stati aderenti,, sono necessarie garanzie per 25 miliardi, ma il massimo utilizzo complessivo annuo, per tutti gli Stati richiedenti può essere soltanto il 10% delle risorse mobilizzabili dal Fondo. Quindi, per la fase più acuta della recessione, potremo avere a disposizione, nello scenario ottimale ma altamente improbabile, qualche centinaio di milioni in prestito, sui quali risparmiare qualche milione di spesa per interessi, ma dopo aver impegnato 2 o 3 miliardi in garanzie ‘irrevocabili, liquide e immediatamente esigibili’. Non esattamente un affare..

2. Le garanzie messe a disposizione dalla BEI rientrano nella funzione ordinaria della banca dell’Ue, nata nel 1958 per svolgere la missione di sostegno, principalmente, al settore privato. Grazie al capitale già versato anche da noi, punta a generare per l’intera Ue, attraverso 25 miliardi di garanzie, crediti bancari per 200 miliardi. Nulla di nuovo quindi oltre la già usuale attività della banca, ma che in realtà viene presentata come un sacrificio dei paesi del nord a favore delle cicale del sud europa. Presentare il programma della Bei come una conquista strappata agli egoismi nordici è davvero irritante. Si sarebbe attivato anche senza l’accordo per ricorrere al Mes.

3. L’adattamento della “Linea di Credito a condizioni rafforzate” (Enhanced conditions credit line) del MES

Il Mes per offrire il prestito “Pandemic crisis support” è la trappola. Il Mes senza condizioni non esiste in natura, almeno fino a quando non si riscriverà radicalmente il testo di tale Trattato internazionale, eliminando il riferimento, contenuto all’art 136 del Trattato di Funzionamento dell’Ue, alle “strict conditionality” per i meccanismi di stabilità ed abrogando larga parte del Regolamento europeo 472/2013 attuativo della normativa “Two Pack”. È vero, come viene strombazzato, che nel Rapporto dell’Eurogruppo si prevede “come unico requisito di accesso alla linea di credito… l’utilizzo delle risorse per finanziare i costi direttamente o indirettamente relativi alla Sanità, alle cure e alla prevenzione dovuti al Covid-19”. Ma è scritto anche che: “Le norme del Trattato Mes devono essere seguite.” e “DOPO [la fine dell’emergenza Covid-19], lo Stato membro [coinvolto nel programma] rimane impegnato a rafforzare i suoi fondamentali economici e finanziari, in coerenza con il quadro di coordinamento e di sorveglianza economica e di finanza pubblica dell’Ue.” Tradotto significa che la Troika arriverà in casa a batter cassa appena termina la crisi sanitaria. Legarsi al MES significa cedere alla logica cash for reform il cui scopo è sottrarre sovranità agli stati nazionali per asservirli sempre più alla governance finanziaria.

Il MES infatti rappresenta un vero e proprio sistema di predazione di sovranità: offre sostegno in cambio di riforme. Può emettere prestiti (concessi a tassi fissi o variabili) per assicurare assistenza finanziaria ai paesi in difficoltà ed acquistare titoli sul mercato primario e secondario, ma a condizioni molto severe. Queste condizioni rigorose “possono spaziare da un programma di correzioni macroeconomiche, al rispetto costante di condizioni di ammissibilità predefinite” e sono definite di volta in volta dal Memorandum d’intesa.

Il MES si muove sulla base di un approccio cash-for-reform, cioè i Paesi membri ricevono prestiti in cambio di riforme economiche. Le riforme che vengono richieste ai Paesi membri, per poter accedere ad un programma di sostegno del MES sono di tre tipologie:

1- Consolidamento fiscale – misure per ridurre la spesa pubblica, riducendo i costi della pubblica amministrazione e migliorare la sua efficienza e per aumentare le entrate attraverso privatizzazioni o la riforma fiscale;

2- Riforme strutturali – misure per aumentare il potenziale di crescita, creare posti di lavoro e migliorare la competitività;

3- Riforme del settore finanziario – misure per rafforzare la vigilanza bancaria o ricapitalizzare le banche.

Il Meccanismo Europeo di Stabilità rappresenta oggi una enorme idrovora di diritti e libertà, che con la corresponsabile negligenza o collusione della classe politica rischia di trovare spazio anche in Italia. Se poi a questo sommiamo il fatto che, i membri dell’organizzazione sono per Trattato immuni da procedimenti legali; gli atti scritti e i documenti ufficiali redatti sono inviolabili; i locali e gli archivi del MES sono inviolabili; l’ente ha come scopo quello di realizzare profitti e può avvalersi dei contributi di banche private sia per quanto riguarda le erogazioni da fornire, sia per quanto attiene le misure da chiedere in cambio ai paesi debitori, è evidente che la sovranità dei singoli Stati membri rischia quindi di essere sostituita da una governance economica privata in grado di imporsi facilmente sugli organi sovrani dei vari stati nazionali.

4. il Recovery Fund.

Sono una fasulla trasposizione degli Eurobond che mai si faranno perché per condividere spesa e debito, gli stati nazionali dovrebbero condividere anche un medesimo livello di tassazione e quindi dar luogo a strutturali flussi di trasferimenti monetari da paesi più ricchi (che pagano più tasse) a paesi più poveri, che avrebbero un gettito fiscale minore. Ce li vedete tedeschi ed olandesi pagare le tasse per italiani e greci??? Al punto 19 del Rapporto dell’Eurogruppo, viene indicato soltanto un accordo generico raggiunto per ”lavorare a un fondo per preparare e sostenere la ripresa, da finanziare attraverso il bilancio europeo”. Solo parole ed illusioni.

5. Pandemic Emergency Purchase Programme, PEPP

Il Consiglio direttivo della BCE ha deciso il 18 marzo 2020 di avviare:

  1. un nuovo programma temporaneo di acquisto di titoli del settore privato e pubblico per contrastare i gravi rischi a cui il meccanismo di trasmissione della politica monetaria e le prospettive per l’area dell’euro sono esposti a causa dell’insorgere e della rapida propagazione del coronavirus (COVID19). Il nuovo Programma di acquisto per l’emergenza pandemica(Pandemic Emergency Purchase Programme, PEPP) avrà una dotazione finanziaria complessiva di 750 miliardi di euro. Gli acquisti saranno condotti sino alla fine del 2020 e includeranno tutte le categorie di attività ammissibili nell’ambito del programma di acquisto di attività (PAA) in corso. Per quanto riguarda gli acquisti di titoli del settore pubblico, il benchmark per la ripartizione fra i vari paesi continuerà a essere lo schema di partecipazione delle banche centrali nazionali al capitale della BCE.
  2. Estendere la gamma delle attività ammissibili nell’ambito del programma di acquisto per il settore societario (corporate sector purchase programme, CSPP) alla carta commerciale emessa da società non finanziarie, considerando idonee all’acquisto nell’ambito del CSPP tutte le tipologie di carta commerciale di adeguata qualità creditizia.
  3. Allentare i requisiti in materia di garanzie, apportando correzioni ai principali parametri di rischio nell’ambito del sistema delle garanzie. In particolare amplieremo la portata degli schemi di crediti aggiuntivi (Additional Credit Claims, ACC) includendo i crediti relativi al finanziamento del settore societario.

Ciò assicurerà che le controparti possano continuare ad avvalersi appieno delle operazioni di rifinanziamento dell’Eurosistema. Il Consiglio direttivo della BCE è determinato a fare la sua parte per sostenere tutti i cittadini dell’area dell’euro in questo momento di estrema difficoltà. Al tal fine, la BCE assicurerà che tutti i settori dell’economia possano beneficiare di condizioni di finanziamento favorevoli, che consentano loro di assorbire questo shock. Ciò si applica senza distinzioni a famiglie, imprese, banche e amministrazioni pubbliche. Il Consiglio direttivo farà tutto ciò che sarà necessario nell’ambito del proprio mandato. Il Consiglio direttivo è assolutamente pronto a incrementare l’entità dei programmi di acquisto di attività e ad adeguarne la composizione, nella misura necessaria e finché le circostanze lo richiederanno. Esplorerà tutte le opzioni e tutti gli scenari per sostenere l’economia per l’intera durata di questo shock. Ove alcuni dei limiti autoimposti possano ostacolare l’azione che la BCE dovrà intraprendere per assolvere il suo mandato, il Consiglio direttivo valuterà un loro riesame nella misura necessaria a rendere il proprio intervento proporzionato ai rischi da affrontare. La BCE non consentirà che alcun rischio comprometta la regolare trasmissione della politica monetaria in alcun paese dell’area dell’euro.

In conclusione, quello che abbiamo è un ampio ventaglio di opzioni basate su un più o meno ampio ricorso al DEBITO, dalla BCE al Mes, dalla BEI al SURE, con una spruzzatina di Recovery Bond che non guasta mai.

Abbiamo una unica certezza. Queste forme di aiuto della UE sono e restano una trappola. Comunque le si valutino resta sempre una trappola che facendo leva sul nostro debito, vuole imporci il MES quale precondizione per far si che la BCE faccia il suo mestiere. Legare il MES all’Outright Monetary Transaction, lo strumento predisposto dalla Bce nel 2012 per dare credibilità al “what ever it takes” di Mario Draghi è un ricatto cui bisogna dire no.. Il Governo dovrebbe parlare chiaro agli italiani: “noi il Mes non lo usiamo”, neanche nella presunta versione light.

Nel mondo, in piena difficoltà si seguono altre vie: la monetizzazione del debito. Gli USA variano un piano di oltre 2.000 mld di dollari con la FED disposta a comprare tutto, senza limiti di sorta. La Bank of England è andata persino oltre con la monetizzazione diretta dei deficit di bilancio del Regno Unito per far fronte alle esigenze del settore sanitario, ipotizzando la cancellazione del debito del NHS. Hong Kong stampa moneta e la distribuisce ai cittadini. Il Giappone vara un piano da 1.000 mld e distribuirà denaro ai cittadini, favorirà il rientro delle attività produttive ora delocalizzate in Cina, nel Paese. L’UE è immobile nello schema : niente moneta, solo debito. BASTA.

È questa via della creazione di moneta di Stato impraticabile nella UE? Allora, si prenda atto che è necessario utilizzare la nostra MAI ceduta SOVRANITA’ MONETARIA per soddisfare il bisogno di denaro necessario al nostro sistema economico e sociale.

Questa UE, nata male e che probabilmente finirà peggio, la ricorderemo solo come una brutta parentesi nei libri di storia.

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Presidente dell'Associazione Moneta Positiva per la riforma il sistema monetario e la realizzazione di una moneta di proprietà dei cittadini e libera dal debito. Ingegnere edile, specializzato in progettazione architettonica e strutturale, da anni studia il sistema economico e monetario attuale, analizzando le cause della crisi economica e le soluzioni concrete e realizzabili per uscirne. Relatore in più di 150 incontri pubblici in tutta Italia, anche nelle istituzioni (2 alla Camera e 2 al Senato), ai quali hanno partecipato più di 10.000 persone. Ha realizzato anche corsi, spettacoli teatrali, interviste e trasmissioni alla radio e in TV, oltre che articoli e libri sui temi economici e monetari. Maggiori informazioni nel sito Moneta Positiva: https://monetapositiva.it/