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L’Italia col MES farà la fine della Grecia?

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L’Italia con la riforma del MES che i paesi dell’Unione Europea stanno spingendo per approvare, rischia di fare la fine della Grecia, a meno che non riesca a cambiare paradigma, scrollandosi di dosso la sua dipendenza cronica dal finanziamento della spesa pubblica, che dipende fortemente dai mercati finanziari.

Per spiegare questa affermazione molto forte e drammatica, dobbiamo andare con ordine sviluppando i seguenti argomenti:

  • cosa è successo in Grecia e analogie con l’Italia;
  • l’Italia col MES rischia di fare la fine della Grecia;
  • le posizione della maggioranza sulla riforma del MES;
  • come risolvere il problema della crisi.

Cosa è successo in Grecia e analogie con l’Italia

A partire dalla crisi dei mutui sub-prime del 2007-2008, si è espansa in tutto il mondo occidentale una crisi finanziaria senza precedenti che ha messo in difficoltà tutti i paesi che avevano un debito pubblico elevato. La scarsità di liquidità conseguente al crollo dei mercati finanziari, ha generato maggiori difficoltà nel reperimento delle risorse per i paesi con un rapporto Debito/PIL elevato.

La Grecia e l’Italia avevano fino al 2008 un rapporto Debito/PIL praticamente equivalente, leggermente più alto del 100%, ma dopo la crisi finanziaria tutti i paesi hanno dovuto aumentarlo e la Grecia è schizzata sopra il 160%.

Il calo di fiducia degli investitori e una serie di declassamenti da parte delle maggiori agenzie di rating, hanno fatto aumentare vertiginosamente gli interessi sul debito pubblico, mentre i tagli operati dai vari governi greci hanno di fatto contratto la domanda interna e contribuito a peggiorare ulteriormente la situazione.

Le principali banche europee, soprattutto quelle tedesche e francesi che avevano lucrato ampiamente fino ad allora sugli alti interessi dei titoli di stato greci, ritrovandosi in mano una parte consistente del debito pubblico greco, rischiavano di perdere grosse somme in caso di default.

Per questo motivo dal 2010 è intervenuta la Troika “CE-BCE-FMI”, cioè la Commissione Europea, la Banca Centrale Europea ed il Fondo Monetario Internazionale, iniziando una lunga e durissima trattativa con i Governi della Grecia per evitare il default del debito sovrano greco che avrebbe causato grandi perdite alle banche, soprattutto tedesche e francesi.

La Troika ha cercato di imporre condizioni che sono state definite “umilianti” per il popolo greco e in grado di condurre l’economia del paese ad una “nuova crisi depressiva”, perché fondate solo sui tagli e sull’austerity. Per questo motivo Tsipras a fine giugno 2015 ha indetto un referendum consultivo per accettare o rifiutare le proposte di ristrutturazione del debito fornite dalla Troika, ma nonostante la vittoria del “NO”, nella notte fra il 12 e il 13 luglio 2015, è stato raggiungono un accordo tra il Governo ed i creditori, e la Grecia ha iniziato un lungo percorso di svendita del proprio patrimonio, di riduzione dei salari e di taglio della spesa pubblica, peggiorando la sua situazione economica e sociale.

Purtroppo i soldi prestati dalla Troika sono serviti principalmente a rimborsare il debito pubblico in mano alle banche francesi e tedesche, mentre i greci venivano ridotti alla fame.

Se volete approfondire la vicenda greca potete vedere il film “Laboratorio Grecia”, realizzato dal Collettivo Vox Populi, che trovate qui:

Laboratorio Grecia – il film

È un film molto interessante da guardare perché la vicenda greca ha molte similitudini con quello che sta accadendo in Italia. Stiamo anche noi da anni subendo lo stesso trattamento subito dai greci, ma fortunatamente con esiti fino ad ora molto diversi, perché l’Italia ha dei fondamentali economici profondamente diversi rispetto alla Grecia.

L’Italia ha una economia molto più solida, un sistema di piccole e medie imprese molto competitivo, una capacità produttiva tra le più alte al mondo, una notevole ricchezza finanziaria e un basso debito privato, anche rispetto alla media europea.

L’Italia col MES rischia di fare la fine della Grecia

Vediamo di analizzare le caratteristiche fondamentali della riforma del MES, che potrebbero aggravare la posizione finanziaria dell’Italia, in momento di maggiore debolezza a causa delle misure restrittive per l’emergenza Covid-19 e del conseguente aumento del nostro rapporto Debito/PIL, già schizzato oggi sopra il 160% come in Grecia nel 2011.

La discussione sul MES non è se accettare o no il finanziamento per le spese sanitarie di 36 mld di euro, ma se approvare una riforma del MES molto diverso e peggiore di quello approvato nel 2012, perchè introduce modifiche sostanziali, tutte a svantaggio dell’Italia, come spiego bene in questa breve intervista su Arancia TV.

Ricapitoliamo i punti salienti della riforma del MES che si vuole approvare :

  • l’art. 14 prevede una nuova “linea di credito condizionata precauzionale” che può essere adottata solo dai paesi con i conti a posto, cioè che rispettano alcuni criteri definiti nell’Allegato III, che sono stati costruiti apposta per escludere l’Italia. In pratica l’Italia non potrà accedere a questa procedura semplificata, mentre potrà utilizzarla la Germania, tanto per non fare nomi, perché è l’unica forse che rispetta questi criteri;
  • l’art. 15 introduce per la prima volta la possibilità di fornire assistenza finanziaria per la ricapitalizzazione delle istituzioni finanziarie di un membro del MES. E qui si capisce il motivo per cui un paese “sano” dovrebbe aver bisogno di aiuti, perché se ha istituzioni finanziarie molto meno “sane” delle nostre, vuole utilizzare il MES per aiutare le proprie banche. In sostanza firmiamo per mettere nero su bianco che accettiamo di salvare le banche tedesche e francesi con i nostri soldi conferiti al MES;
  • l’Italia, non rispettando i criteri dell’Allegato III ed in base all’art.12, diventa praticamente un paese di serie “B”, che può ricevere aiuti con una “linea di credito soggetta a condizioni rafforzate”, cioè una procedura che impone condizionalità molto simili a quelle subite dalla Grecia e contrarie ai principi fondamentali della nostra Costituzione. E sarebbe sempre la Troika ad imporle, con l’unica differenza che al posto del FMI ci sarebbe il MES;
  • questa riforma permette e certifica le famose clausole Single Limb, con le quali si renderebbe più semplice la ristrutturazione del debito pubblico degli Stati e che peraltro entrerebbero in vigore dal 2022 anche se il Governo non chiedesse l’accesso al Mes. Questa clausola da sola rende i nostri titoli di stato sicuramente meno “appetibili” sui mercati finanziari, e di conseguenza più “costosi”.

Queste modifiche rischiano di trasformare il MES in uno nuovo strumento, in mano alla Germania e alla Francia, per affossare anche l’Italia come è già stato fatto con la Grecia.

E l’Italia è un boccone più grosso e molto più prelibato …

Le posizione della maggioranza sulla riforma del MES

Il PD è il maggiore sostenitore di questa riforma, il Ministro Roberto Gualtieri, nonostante gli interventi critici di quasi tutti gli esponenti del M5S durante la sua audizione mattutina del 30 novembre 2020, ha partecipato nel pomeriggio all’Eurogruppo approvando sostanzialmente la riforma del MES, che dovrà adesso essere approvata il 27 gennaio 2021 dal Parlamento e successivamente ratificata.

Nel frattempo nel M5S si sta evidenziando una spaccatura sulla riforma del MES che rischia non solo di mettere a rischio la compattezza del MoVimento 5 Stelle, ma anche del Governo. Abbiamo evidenziato nei giorni scorsi le principali voci di dissenso che si sono levate dal gruppo di parlamentari del M5S, in particolare quella del senatore Elio Lannutti durante l’audizione di Gualtieri https://comedonchisciotte.org/siamo-in-una-economia-di-guerra/ e la successiva lettera dei 58 parlamentari “combattenti” del M5S https://comedonchisciotte.org/la-lettera-sul-mes-dei-parlamentari-combattenti-del-m5s/

Queste sono in definitiva le due posizioni in conflitto all’interno del M5S:

  • i vertici del M5S ed il capo politico Vito Crimi, i quali ritengono che l’Italia non abbia bisogno di ricorrere al MES, ma non intendono “adottare un approccio ostruzionistico e non impediranno “l’approvazione delle modifiche al trattato, rispetto alle quali pure non mancano i rilievi, così da consentire ad altri paesi l’eventuale ricorso allo strumento”;
  • molti parlamentari del M5S, come i 58 che hanno firmato la lettera, che credono sia un errore approvare questa riforma per i motivi lungamente esposti nella lettera e che possono essere sintetizzati dalla frase “In sintesi, il nuovo contesto dovrebbe portarci a riaffermare, con maggiore forza e maggiori argomenti, quanto già ottenuto negli ultimi mesi: NO alla riforma del MES”.

Sicuramente la riforma del MES è stata concepita anni fa, quando ancora si credeva che i vincoli ed i parametri europei fossero utili e necessari per rendere “sane” le politiche di un paese, ma ormai tutti si sono resi conto che il problema deve essere risolto in modo completamente diverso tanto che oggi quegli stessi vincoli e parametri, considerati solo un anno fa inderogabili, sono oggi stati tutti sospesi e non si sa se e quando potranno essere riattivati.

Come risolvere il problema della crisi

È necessario quindi cambiare paradigma, come sosteniamo da tempo.

Le politiche economiche devono essere riprogettate alla luce degli eventi che sono accaduti e delle analisi che sono ormai diventate patrimonio comune dell’umanità.

Queste sono le evidenze che non potranno mai più essere confutate:

  • nei momenti di crisi è necessario immettere nuovo denaro nell’economia reale attraverso le politiche fiscali degli Stati e adottando politiche economiche espansive;
  • il denaro si può creare e quindi il debito pubblico non è mai un problema perché può essere acquistato o monetizzato dalle istituzioni pubbliche con nuovo denaro creato dal nulla;
  • l’innovazione e la tecnologia possono essere utilizzate per creare nuovi strumenti di scambio elettronico che siano più funzionali a soddisfare le esigenze che abbiamo senza aumentare il debito pubblico.

Pochi giorni fa abbiamo scritto una lettera con le nostre proposte ,che abbiamo inviato al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, ai Ministri interessati, ai Presidenti della Repubblica, del Senato, della Camera e delle Regioni. La trovate qui: https://monetapositiva.it/lettera-al-governo-conte/

Torneremo in modo più approfondito su questo argomento nei prossimi articoli, ma ricordo che con l’innovazione e la tecnologia è possibile reperire risorse in modo alternativo all’aumento delle tasse e/o al collocamento di titoli di stato sui mercati finanziari.

Noi lo diciamo da anni ed oggi lo sostiene anche il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Prof. Mario Turco, che ha la delega alle Politiche Economiche e agli Investimenti, quando parla di un piano di autofinanziamento interno per reperire le risorse necessarie ad uscire dalla crisi https://monetapositiva.it/piano-di-autofinanziamento-interno-per-litalia/

In questo modo l’Italia può realizzare un grande Piano di Rinascimento Economico e Umanistico da 1000 mld di euro, in grado di realizzare finalmente un Benessere Equo e Sostenibile per tutti.

Perchè LORO non molleranno facilmente, ma NOI NON MOLLEREMO MAI.

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Fabio Conditi
Presidente dell'Associazione Moneta Positiva per la riforma il sistema monetario e la realizzazione di una moneta di proprietà dei cittadini e libera dal debito. Ingegnere edile, specializzato in progettazione architettonica e strutturale, da anni studia il sistema economico e monetario attuale, analizzando le cause della crisi economica e le soluzioni concrete e realizzabili per uscirne. Relatore in più di 150 incontri pubblici in tutta Italia, anche nelle istituzioni (2 alla Camera e 2 al Senato), ai quali hanno partecipato più di 10.000 persone. Ha realizzato anche corsi, spettacoli teatrali, interviste e trasmissioni alla radio e in TV, oltre che articoli e libri sui temi economici e monetari. Maggiori informazioni nel sito Moneta Positiva: https://monetapositiva.it/